Completate le complesse operazioni di restauro e sistemazione, “La madre più antica del mondo”, repertata come “Ostuni 1”, riferibile ad una donna di circa 20 anni e databile a 28.000 anni, rinvenuta con i resti del suo feto in grembo, è stata presentata al pubblico martedì 12 maggio 2015, alle ore 18,30, nel Museo di “Civiltà preclassiche della Murgia meridionale” di Ostuni, presso la Chiesa di San Vito Martire (Monacelle), nel Centro Storico di Ostuni, in via Cattedrale.

Alla presenza di un pubblico numeroso e decisamente interessato sì è inaugurata l’esposizione di “Ostuni 1”. Presentati dall’Avv. Michele Conte, Presidente dell’Istituzione Museo di “Civiltà preclassiche della Murgia meridionale” sono intervenute personalità del mondo politico, universitario e culturale.

Due le relazioni presentate: Il prof. Donato Coppola, del Dipartimento di Scienze dell’Antichità e del Tardoantico dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro: “La gestante di Ostuni e il suo feto: dalla scoperta al museo”; il Prof. Eligio Vacca, del Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro: “Antropologia della sepoltura Ostuni 1 e dei resti fetali”.

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La gestante del Paleolitico superiore più antica del mondo (Ostuni 1) riferibile ad una donna di circa 20 anni e databile a 28.000 anni fa e i resti del suo feto, dopo le operazioni di scavo e restauro, realizzatati dal prof. Donato Coppola, sono quindi finalmente visibili nella sala paleolitica del Museo di “Civiltà preclassiche della Murgia meridionale” di Ostuni (Centro Storico, Via Cattedrale, Chiesa di San Vito Martire – “Monacelle”).

I resti dell’eccezionale rinvenimento effettuato dall’equipe dello stesso Prof. Donato Coppola nel 1991 nella grotta-santuario di Santa Maria di Agnano, sulle colline di Ostuni, sono stati collocati in una speciale teca attrezzata al fine di riunire simbolicamente la madre ed il nascituro. I resti antropologici originali sono contornati dai calchi di scavo della stessa sepoltura Ostuni 1 e da quello di Ostuni 2, databile a 30.000 anni fa. La sala del diorama con una realistica ricostruzione del seppellimento e della grotta santuario conclude l’illustrazione dei resti.

La sepoltura della gestante di Ostuni, che si associa alla deposizione intenzionale di resti di cavallo ed uro, viene interpretata come una ritualità di propiziazione e rigenerazione vitale dei gruppi di cacciatori paleolitici di Agnano. Nel contesto sacro della grotta-riparo si rinvengono anche le prime manifestazioni grafiche dell’Homo sapiens sapiens, con motivi lineari che rappresentano un vero e proprio linguaggio simbolico che dopo milioni di anni proiettano l’uomo dalla realtà delle raffigurazioni naturalistiche all’astrazione dei segni, di significato universale e primo strumento di comunicazione della più antica Europa.